Giorgio Terruzzi: grande successo per la presentazione di “Quando ridi”

Salvo Agosta e Giorgio Terruzzi
Salvo Agosta e Giorgio Terruzzi
Giorgio Terruzzi con il nostro direttore Salvo Agosta

Il giornalista e scrittore ha raccontato il suo ultimo lavoro nella sala Dallorso del Banco di Chiavari.

Una gremitissima sala ha accolto con un forte calore il giornalista milanese alla prima tappa di un tour che lo vedrà impegnato in 10 città italiane. Terruzzi ha incantato la platea raccontando la genesi di questo riuscitissimo lavoro dedicato alla paternità ed alla accoglienza, attraverso una serie di riflessioni con al centro il rapporto tra padre e figlia. Ma non ci si è fermati solo a questo. Stimolato dalle domande di Salvo Agosta, lo scrittore ha parlato anche dei suoi rapporti con i grandi giornalisti che lo hanno formato, in primis Beppe Viola, a cui deve molto della sua carriera. Ha narrato di una Milano a cavallo tra galoppatoi, bar e locali dove nascevano grandi talenti, citando ritrovi indimenticabili come il Derby. Ha raccontato di come fosse particolare quel clima e di come fossero unici e straordinari i personaggi che frequentavano quegli ambienti. Uomini e donne, alcuni dall’avvenire garantito – Enzo Jannacci, Abatantuono, Cochi & Renato – ed altri senza un domani da carta patinata. Ha sviscerato alcune pillole sconosciute ai più sulle vite di alcuni grandi sportivi come Schumacher, Senna e Valentino Rossi. Ha pure parlato dell’amore per il rugby e dell’ impegno sociale sviluppato attraverso due progetti: uno all’interno dell’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria di Milano e l’altro presso il carcere di Bollate.

Si è commosso, ha gioito, è tornato indietro nel tempo appoggiato da un pubblico che, incantato, non ha perso neanche una battuta di queste storie che sono senza tempo.

GIORGIO TERRUZZI

QUANDO RIDI

Parole sussurrate a una figlia

Rizzoli Editore

Ho avvertito nel protagonista, sin dalle prime righe, un soffuso senso di inadeguatezza, ma allo stesso tempo ho avvertito anche che esso veniva puntualmente allontanato, disturbato, sconfitto e spazzato via dalla potente presenza di un motore dominante, una locomotiva a carbone alimentata incessantemente da un bene smisurato.

Un senso di inadeguatezza che trova una perenne assoluzione nella presenza costante di Giulia che, pur remando spesso contro e contestando, criticando e contravvenendo, veste i panni di una novella accompagnatrice di Dantesca memoria. Una sorta di miscuglio tra Virgilio e Beatrice capace di mettere a nudo quali pensieri costellino il misterioso – e al contempo meraviglioso – mondo dei rapporti tra un padre e una figlia e di quanto sia grande l’amore che pervade il cammino di questo uomo che cade e si rialza, che si sente fuori luogo ma che comunque riesce sempre a non perdere la centralità del suo essere unico, con le sue debolezze che non sono mai superiori ai suoi punti di forza, anche se lui fa di tutto per farlo credere.

In queste righe scritte alla figlia, che comunicandogli la sua partenza per gli studi all’estero sembra aprirgli dentro un baratro, l’autore spiega una vela al vento dove ritrova scritti i suoi trascorsi, gli amici, le sue passioni, le sue ansie di uomo separato vestito da un senso di abbandono. Il rapporto difficile con un padre autoritario dal quale tenta di allontanarsi ma nelle cui movenze a volte si ritrova e che ha avuto modo di conoscere poco se non nella parte terminale della malattia che se lo è portato via. La forza di un nuovo incontro, celebrato con le nozze in comune, in cui per la prima volta si rende conto di sperimentare “una dimensione piena e adulta dell’amore”.

Ma è sempre il sorriso di Giulia a raggiungerlo, a proteggerlo anche se si parla di attimi in fatto di durata. Quel sorriso che ti allunga le giornate, che ammazza quella sorta di pessimismo cosmico che ha paura di averle trasmesso. Quelle labbra allungate e serene che ti scortano verso il terzo tempo della vita, finalmente conscio di avere fatto qualche bel passo da gigante e di possedere una parvenza di sicurezze in saccoccia.

Quel sorriso che è un grande affresco di cui sono tempestate le pareti della sua casa e che sarà sicuramente il bastone di quella vecchiaia in cui non è ancora entrato ma che lo aspetta già con l’abbraccio sincero di un vecchio amico, un abbraccio che non può trasmettere se non il bene profondo e con esso un soffuso ottimismo per ciò che ancora ha da venire.