Bolkestein, Liguria capofila per difendere i balneari

La Liguria si fa capofila delle regioni italiane contro all’asta delle concessioni demaniali degli stabilimenti balneari, effetto della direttiva Bolkestein. Rezzoagli (Fiba): “Chiediamo almeno il sei più sei”.

La Liguria si fa capofila delle regioni italiane contro la messa all’asta delle concessioni demaniali degli stabilimenti balneari, in scadenza nel 2015 secondo quanto imposto dalla Commissione Europea ai Paesi membri attraverso la direttiva Bolkestein. L’argomento è stato discusso in un incontro del Coordinamento tecnico sul demanio marittimo tra le Regioni costiere, guidato appunto dalla Liguria, presso la sede romana. Il Comitato ha l’obiettivo di ottenere in tempi brevi un’intesa sui problemi del demanio marittimo attraverso il tavolo tecnico istituito dal ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto con i ministeri del Turismo e Trasporti, le regioni e le associazioni di categoria dei balneari. Il vicepresidente della Regione Liguria Marylin Fusco anticipa che la prossima iniziativa del coordinamento sarà “il coinvolgimento delle regioni in una verifica con l’Unione Europea per valutare  le modalità di uscita dalla procedura di infrazione avviata nei confronti dell’Italia, salvaguardando le imprese balneari”.

Sulla posizione adottata dalla Regione contro la messa all’asta delle concessioni demaniali degli stabilimenti balneari, in scadenza nel 2015 imposta dalla Commissione Europea ai Paesi membri attraverso la direttiva Bolkestein, è intervenuto Matteo Rezzoagli, responsabile Fiba Confesercenti Liguria: “La direzione tracciata dal presidente Claudio Burlando e dal vicepresidente ed assessore all’Urbanistica, Marylin Fusco, non sono che l’ulteriore dimostrazione dell’attenzione con la quale la Regione Liguria sta seguendo la vicenda. Da parte nostra auspichiamo che lo stesso impegno venga messo in atto anche dal Governo centrale e dalla Conferenza Stato-Regioni, affinché si arrivi ad una richiesta di stralcio della direttiva Bolkestein – commenta – In caso contrario, arriveremo al 2015 nella situazione attuale, e cioè con le concessioni a scadenza: uno scenario che la categoria non può permettersi. Le imprese balneari hanno bisogno di garanzie circa la durata delle concessioni, senza le quali è impossibile mettere in atto qualunque tipo di investimento atto a migliorare l’offerta turistica”. Rezzoagli chiede che almeno venga ripristinato il precedente sistema dei sei anni rinnovabili per altri sei, “vale a dire l’arco temporale minimo con cui garantire agli operatori la possibilità di effettuare degli investimenti”.